I Nostri Progetti
Tavola2 San Rufo
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Consolidamento dell’area denominata tempa S. Antonio nel comune di San Rufo (SA)”

Attività: Direzione lavori – Redazione Perizia di Variante
Periodo di svolgimento del servizio: 2018-2019
Importo Lavori: € 1.895.280
Committente: COMUNITA' MONTANA VALLO DI DIANO

Antica Valle dell'Appennino Lucano che fu occupata da un grande lago preistorico inserito fra il Cilento e la Basilicata, il Vallo di Diano si estende per circa km.40, largo da km.2 a 6, livellato ad un'altitudine di mt. 450, cinto da elevate montagne. Nella sua posizione geografica il Vallo di Diano è delimitato a meridione dalla catena montuosa dell'Appennino Lucano, ad oriente dalla catena della Maddalena, ad occidente dal massiccio del Cervati. Dal punto di vista geomorfologico, il Vallo di Diano è una vasta depressione tettonica allungata secondo la direttrice NW-SE di circa 37 Km e larga 5,5 Km, con un'altitudine media di circa 415 m s.l.m.. Secondo i recenti studi sull'evoluzione dell'Appennino Meridionale, nel Vallo di Diano si riconoscono tre diverse unità strutturali:

  1. la "Piattaforma Campano-Lucana";
  2. il "Bordo Esterno della Piattaforma" stessa, riscontrabile nei "Monti della Maddalena;
  3. il "Bacino Lagonegrese".

Il comune di San Rufo, in particolare, si trova ad un'altitudine di 640 metri sul livello del mare ed è compreso tra i 445 e i 1.475 metri, copre una superficie di 31.62 Kmq e dista dal capoluogo di provincia circa 90 chilometri. San Rufo è posizionato fra due monti: Spina dell'Ausino e Cucuzzo delle Puglie. Tra essi si apre il passo della Sentinella che da sempre mette in comunicazione il Vallo di Diano con la Valle del Calore Salernitano. Su tutto il territorio comunale l’attenzione è stata focalizzata, per le motivazioni di cui sopra, sulle aree a rischio elevato e/o molto elevato, anche perché il grado di urbanizzazione di questa parte della Regione Campania è piuttosto basso; dalla consultazione delle carte del rischio redatte dall’Autorità di Bacino Interregionale del Sele, risultava particolarmente vulnerabile l’area in località Tempa – S. Antonio (via Cortiglione - via Madonna della Tempa – via S. Antonio). Qui si sono verificati, anche di recente, crolli all’interno delle pareti calcaree aggettanti sulle prime abitazioni lungo la via di cui sopra. Detto intervento è inserito nel Piano degli Interventi per la Mitigazione del Rischio Idrogeologico nel territorio della Comunità Montana “Vallo di Diano” ove sono state individuate le reali esigenze del territorio, quindi l’attenzione è stata focalizzata sulla protezione dei centri abitati che, in questi territori, sono particolarmente interessanti dal punto di vista storico e paesaggistico.

L’intervento ha per oggetto gli “Interventi di riassetto idrogeologico e riduzione dei rischi nelle aree colpite da calamità naturali nel territorio del Vallo di Diano all’ interno del Comune di San Rufo – località Tempa S. Antonio”, dunque hanno obiettivi similari a quelli richiesti dalla SA e consistono nella realizzazione delle opere di mitigazione del rischio da frana in corrispondenza delle aree a rischio come individuate nel relativo Piano Stralcio di Bacino, con, eventuale, e particolare attenzione a quelle colpite da calamità naturali, quali gli incendi boschivi, nonché su aree ove si sono verificati, recentemente, dissesti. Le opere di progetto prendono spunto da tre fattori fondamentali:

  • Analisi delle criticità rilevate lungo i versanti;
  • Analisi degli interventi già realizzati;
  • Analisi geologico – tecnica dell’ammasso roccioso.

In sintesi, dalle criticità rilevate emerge che le problematiche riscontrate interessano le aree a monte del centro storico di San Rufo, ove non vi sono idonee opere di protezione; del resto la non idoneità di quelle opere è stata definita anche a seguito dei sopralluoghi del 2008, quando un masso sfondò la barriera paramassi a protezione della strada, in adiacenza al centro abitato.

La soluzione progettuale prevede l'installazione, direttamente sulla parete rocciosa, di una nuova rete metallica in aderenza a doppia torsione a maglia esagonale 8x10 in filo Φ3.0mm, rinforzata con funi in acciaio Φ12 poste secondo uno schema romboidale, con barre intermedie di ancoraggio in acciaio Φ24mm, oltre ai fissaggi in sommità ed al piede, per il contenimento dei massi di pezzatura inferiore a 1m3. Per i punti ove sono state rilevate le maggiori criticità (massi con pezzatura superiore a 1 m3) sono stati previsti ulteriori interventi puntuali, quali chiodature di tipo A, B e C (a seconda della profondità di ancoraggio del chiodo) e pannelli di rete in fune in aderenza.